“Ogni volta che guardi il mare” al teatro Lo Spazio

“Ogni volta che guardi il mare” la storia di Lea Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta

Al teatro “Lo Spazio” fino al 21 Febbraio 2016 “Ogni volta che guardi il mare” straordinario ed intenso monologo scritto da Mirella Taranto, con la talentuosa Federica Carruba Toscano, per la regia di Paolo Triestino. Un testo che affronta il tema dell’illegalità, dell’omertà e della violenza, attraverso lo sguardo dolce di due donne, che si oppongo al sistema mafioso, due eroine dei nostri giorni.
Una storia drammatica, vera, di due fuggitive destinate all’esilio fisico e sentimentale, obbligate al dolore del ricordo evocato in continuazione per cercare di cristallizzare quei pochi attimi di gioia e di vita semplice, in una Calabria fatta di odori forti, sapori intensi ed emozioni viscerali che Sara, in scena Federica Carruba Toscano, ricerca, rievoca in ogni dove ma sopratutto nella sua memoria, per non abbandonare i ricordi, unica ancora e certezza del suo passato e del intenso rapporto con la madre Lea.
Tratto da atti processuali e lettere scritte, “Ogni volta che guardi il mare” ricostruisce per emozioni, la storia vera di Lea Garofalo, testimone di giustizia, strangolata e bruciata per ordine della ‘ndrangheta nel 2009, all’ età di 35 anni, per essersi opposta al sistema di cosche, vendette e criminalità in cui era coinvolta la famiglia di origine, condannata grazie a lei e alla figlia, a quattro ergastoli per gli autori del delitto e a svariati anni di carcere per complici e affiliati.

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Federica Carruba Toscano

Le parole di Sara (trasfigurazione scenica della figlia di Lea, Denise, che oggi ha 24 anni e vive sotto scorta e in località segreta per aver contribuito all’arresto del padre e dei suoi complici) rappresentano un saluto e un gesto di profondo amore per una madre di cui si ricordano innanzitutto la risata “Quell’ esplosione improvvisa che uccideva la paura”; la capacità di nutrire speranza, nonostante le innumerevoli sofferenze; il coraggio di dire no a un universo in cui regole non scritte stabiliscono ogni cosa; l’insegnamento del valore dell’indipendenza e dell’amore, inteso come libertà assoluta. Di andare e di tornare, di scegliere la via, anche se questa portava lontano. Perché l’amore è anche lasciare, quando restare significa tradire se stessi“.
Unico cruccio, il dialetto a volte un po troppo stretto, che riduce capacità di comprensione letterale del testo, ma che per musicalità ed espressività dona al racconto forza, dolcezza e prepotenza là dove l’italiano non riuscirebbe a veicolare con la stessa intensità e maestria.
Da non perdere al Teatro Lo Spazio, http://www.teatrolospazio.it, fino al 21 febbraio 2016!

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Articolo di Antonietta Di Vizia

“Sono nata il 23” al teatro Ambra Jovinelli per ridere a crepapelle

Brillante, intelligente, scoppiettante, la comicità di Teresa Mannino lascia incantati per schiettezza ed acutezza.

Teresa Mannino conquista il pubblico romano, che preferisce lei alla 66° edizione del Festival di Sanremo. Uno monologo spassoso, senza peli sulla lingua, diretto e pieno di anedotti, quello in scena dal 9 – 14 febbraio 2016, “Sono nata il ventitré” di Teresa Mannino e Giovanna Donini, regia di Teresa Mannino.
Dopo una stagione di sold out in molti teatri italiani, Teresa Mannino ritorna al Teatro Ambra Jovinelli che la accoglie prima con la scanzonatezza tipica dei romani e poi la consacra regina del tempio della cominicità. In programma altre 70 date in tutta Italia per un totale di oltre 140 repliche in un anno, per uno spettacolo che sembra non esaurire mai il suo pubblico.

Come nasce questo spettacolo?
Ho voglia di raccontarmi – dice Teresa – voglio raccontare al mio pubblico la mia vita, com’ero, come sono cresciuta e come è cambiato il mondo intorno a me’. Un viaggio nella mia infanzia, tra i piccoli e grandi traumi di allora che poi si sono rivelati formativi. Sono diventata quella che sono passando attraverso momenti difficili che mi hanno fatto crescere. Ecco, voglio raccontarvi i miei traumi“. Ci fa un esempio?Ad esempio che ero la terza figlia e quando toccava a me fare il bagno, l’acqua non c’era più. Un classico. E poi voglio parlare dei calciatori di ieri e di oggi e del rapporto genitori figli”Da chi ha preso questa forza e il coraggio di dire sempre la verità? “La mia forza e determinazione derivano dalla mia famiglia, dai miei genitori che mi hanno amata incondizionatamente. Ero una ribelle ma loro mi hanno sostenuta anche quando non ho seguito le orme familiari, come ad esempio nei miei studi universitari. Tra i traumi della vita non poteva mancare quello del tradimento. La letteratura classica è piena di eroi ed eroine infedeli. Ma guarda caso le donne che tradiscono non vengono perdonate e di solito muoiono, mentre gli uomini traditori non muoiono mai, semmai sono le amanti a fare una brutta fine!”

Così, passando attraverso il racconto della sua infanzia trascorsa nell’ambiente protettivo ma anche adulto e forte della sua Sicilia, dei rapporti genitori e figli, o quello dei mitici anni ’70, Teresa ci racconta la sua versione dei mutamenti avvenuti in questi ultimi anni. Sono nata il 23, è lo specchio dei suoi pensieri; e siccome Teresa Mannino pensa sempre quello che dice e dice sempre quello che pensa, è un’esperienza divertente vederla in questo spettacolo, seguire il suo filo logico, un filo dritto molto teso… che difficilmente ti fa perdere la direzione!

Teresa Mannino Foto di Mirta Lispi

RITRATTI DI POESIA

Grande successo per “Ritratti di Poesia”decima edizione

Nell’era dell’informazione digitale, qual è  il valore della poesia? Quale sarebbe stato il racconto della storia, ad esempio del primo conflitto mondiale,  senza la poesia di Ungaretti? Che cosa sarebbe oggi la nostra lingua senza i poemi di Dante, Petrarca o Boccaccio?
“Ritratti di Poesia” promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei con InventaEventi, per la cura di Vincenzo Mascolo, si conferma una manifestazione in perenne evoluzione, specchio del continuo divenire della poesia stessa, attenta alla contemporaneità, ma anche alla storia letteraria, in grado di coinvolgere importanti autori, nazionali e internazionali, giovani promesse, attori e musicisti, in un originale connubio di incontri, confronti, letture, idee, versi e voci.
Il presidente della Fondazione Roma Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele che ha fortemente voluto questa manifestazione ha affermato: “La poesia è nel cuore di tutti, è l’arte primigenia, quella che non ha bisogno di alcun che, tranne della propria anima e del proprio modo di esprimersi, la poesia non ha bisogno come le altre arti di strumenti, ma solo di sensibilità“.
Tra le novità delle ultime edizioni il «Premio Fondazione Roma-Ritratti di Poesia», assegnato ad un poeta che abbia contribuito all’ affermazione della cultura italiana al di là dei confini nazionali, quest’ anno è andato a Giancarlo Majorino , uno dei poeti contemporanei più rappresentativi, critico, autore di opere teatrali e musicali, presidente della Casa della poesia di Milano; il Premio internazionale Fondazione Roma-Ritratti di poesia è stato assegnato a Carol Ann Duffy (Scozia), dal 1°maggio 2009 «Poeta Laureato del Regno Unito», prima donna scozzese ad essere investita di tale onorificenza. La lettura delle poesie dei due premi è stata affidata a Sonia Bergamasco, attrice di teatro e di cinema, molto amata ed applaudita dal pubblico presente.
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Giancarlo Majorino riceve il Premio Fondazione Roma- Ritratti di Poesia

 

Atchugarry – Guiglia – Passarella. Un ponte culturale tra Italia e Uruguay

“Atchugarry, Guiglia, Passarella. Un ponte culturale tra Italia e Uruguay” per una capitale sempre più multiculturale

Esiste un ponte culturale tra Italia e Uruguay? La risposta è si, certo. Da centinaia di anni questi due paesi sono in stretto rapporto artistico e culturale, due i personaggi storici ed artistici che vengono subito alla mente, Giuseppe Garibaldi l’eroe dei due mondi che in Uruguay ha combattuto e Guido Santorsola, il più grande compositore uruguaiano, nato in Italia nel 1904. Questo ponte attraversato da tempo in entrambe le direzioni e stato utilizzato nella serata del 3 febbraio 2016 al Museo dei Fori Imperiali, Mercati di Traiano, una delle location più suggestive della Capitale, dallo scultore Pablo Atchugarry e dal musicista Victor Passarella due artisti molto amati anche in Italia. Realizzata con il patrocinio dell’IILA, l’Ambasciata dell’Uruguay in Italia, la manifestazione “Atchugarry – Guiglia – Passarella. Un ponte culturale tra Italia e Uruguay” è stato un incontro dall’alto contenuto culturale, questa volta attraversato nella corsia che porta nel nostro paese, che ha arricchito la Capitale di un ulteriore patrimonio quello portato da questi due straordinari artisti uruguaiani ormai famosi ed amati anche nel nostro paese.

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a sinistra Atchugarry, al centro Guiglia, a destra Passarella

Molto apprezzate le sculture esposte nel museo che fanno parte della mostra di Pablo Atchugarry “Città eterna, eterni marmi” personale inaugurata lo scorso 21 maggio 2015 nell’ambito delle aree del Museo dei Fori Imperiali che raccoglie le opere scultoree dell’artista dal ’90 fino a lavori più recenti, in marmo o in bronzo e di varie dimensioni. Molto applaudita anche l’esibizione del maestro Hector Ulises Passarella che con il suo bandoneòn ha incantato il pubblico presente con note di tango molto suggestive, degna di plauso anche la conduzione della serata che è stata affidata alla penna e alla voce del giornalista, scrittore Federico Guiglia. Autorevoli anche gli interventi istituzionali del Sovraintendente Capitolino ai Beni Culturali, Claudio Parisi Presicce e il saluto dell’ambasciatore dell’Uruguay Gastòn Lasarte, perfetta l’organizzazione a cura dell’addetta culturale, Sylvia Irrazàbal. Davvero una bella serata!

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La giornalista Antonietta Di Vizia ospite dell’evento

Girogirotondo per non dimenticare

GiroGirotondo…al teatro Lo Spazio per non cadere giù una altra volta.

Emozionante il Concerto per musica e parole andato in scena al Teatro “Lo Spazio”  il 2 febbraio 2016, data unica. Una serata evento per non dimenticare gli orrori della guerra, ma anche per ricordare i 15000 bambini deportati da Praga a Terenzin,  da cui in meno di cento fecero ritorno. Frammenti di poesia, disegni, emozioni che sono giunti a noi dopo anni e che sono andati in scena accompagnati da un trio di musicisti straordinari, trascinando lo spettatore nell’orrore di quel campo di concentramento, ma anche nelle tenerezza del ricordo di quei piccoli angeli sopraffatti dalla barbarie e dalla violenza. Meritati applausi per i protagonisti in scena: Gaia Riposati per i testi e la regia, per la parte concerto al violino Marco Valabrega, al contrabbasso Marco Camboni, alla fisarmonica Gianluca Casadei.

Girogirotondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra… una delle filastrocche piu’ cantate e amate dai bambini, anche quelli che purtroppo furono deportati durante il secondo conflitto mondiale, un Girogirotondo per non dimenticare l’orrore e anzi per combatterlo con la memoria. Fra il ’40 e il ’45, 15.000 bambini, anche piccolissimi, furono portati a Terezin, deportati in un campo di passaggio, tappa di un viaggio, destinazione Auschwitz. Meno di cento fecero ritorno a casa alla fine della guerra, nessuno aveva meno di 14 anni. Alla liberazione, al loro arrivo, gli alleati non trovarono mucchi di cadaveri, ma mari di poesie e di disegni. Nel buio di quegli anni assurdi, in quegli spazi sospesi nell’occhio del ciclone, quei 15.000 bambini hanno incontrato, oltre ai loro orribili aguzzini, delle persone straordinarie, reclusi come loro, privati della libertà come loro, condannati come loro, ma capaci di amare e di salvare, se non i loro corpi, almeno il loro spirito. Queste persone con grande coraggio, con determinazione, con incredibile forza, hanno colorato quei giorni e ridisegnato i confini dell’orrore, regalando ai bambini l’infinito spazio della creatività. Gli hanno insegnato a disegnare il loro mondo, a cantare i loro sogni per non perderli mai. Di loro ci restano parole e immagini pure e sconvolgentemente consapevoli, cristalli di idee, ricordi di un canto, melodie di memoria. Farfalle in volo che giocano e si inseguono fra disegni e poesie sul filo dell’inchiostro e della fantasia.

L’uomo può scegliere. Può scegliere chi essere. Puo’ scegliere di combattere l’ orrore con la ragione senza perdere la speranza e la meraviglia verso il mondo, quella che ha aiutato a sopravvivere, almeno nel ricordo, i bambini di Terenzin.

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GAIA gioielli ad AltaRoma

Gaia gioielli

GAIA presenta Triplum l’anello che ricorda l’Oriente!

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Per fortuna che da fiscalista Gaia Caramazza, pochi anni fa ha deciso di fare l’Accademia di arte orafa per passione, e poi solo due anni fa ha colto l’occasione e si è messa a realizzare gioielli. Grazie alla sua passione e ad una spiccata  abilità e creatività è nato Triplum, l’anello che il 31 gennaio 2016 al St. Regis Hotel, ad AltaRoma ha conquistato il sofisticato pubblico della moda. Triplum rappresenta l’esteriorità, un vezzo per le donne ma anche un ornamento moderno ed originale,  in questa collezione  disponibile in argento rodiato, placcato in oro giallo o rosa, con pietre diverse, ad un prezzo accessibile a tutte. A Gaia Caramazza abbiamo chiesto: A cosa ti sei ispirata per Triplum? “Cercavo qualcosa di nuovo, di originale, e ho pensato che l’anello il gioiello più amato dalle donne potesse ancora essere reinventato nella forma per piacere alle donne”.
La sua forma con tre punte che cingono tre dita di una mano ricorda forme orientali. è cosi?”Si certo, c’è molto di Oriente nelle mie creazioni, io mi rifaccio spesso ad oggetti antichi di provenienze diverse, cercando di reinterpretarli per aggiungere e trasmette le mie emozioni, volevo qualcosa di molto decorativo, ma assolutamente moderno. Il tre punte, con tre pietre, raccontano di qualcosa che avvolge la mano oltre ad essere un numero perfetto, fortemente simbolico, per questo sono certa che nulla è stato lasciato al caso in questo anello“.

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Triplum Gaia gioielli

Testimonial dell’evento uno dei volti nuovi delle reti Mediaset, Valeria Altobelli, che ha indossato la “Black & White Diamonds Collection”, gioielli d’ ispirazione Liberty, parure ben più preziosa e costosa, composta da una collana con un diamante nero taglio goccia di ct 13,68 e da 6 diamanti bianchi taglio brillante di ct. 0,56 totali, in oro bianco; da un anello realizzato in oro bianco con diamante nero naturale taglio brillante ct. 9,26 e da 6 diamanti bianchi taglio brillante di ct. 0,56 totali; da un bracciale e da orecchini in oro bianco con brillanti bianchi e neri. Davvero tanta luce, e tanta arte orafa nella Sala Venezia dell’Hotel St. Regis Rome, al vernissage Gaia Italian Handmade Jewellery, dove su modelle statiche è stato possibile ammirare anche la preziosa Collezione Musiva, l’arte di comporre il mosaico, pezzi unici lavorati a mano con materiali semipreziosi.
E pensare che GAIA fino a pochi anni fa era una fiscalista!

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Testimonial Valeria Altobelli con parure “Black & White Diamonds” Gaia

AltaRoma Vittorio Camaiani stupisce con “ContrariaMente”

Marina Ripa di Meana madrina d’eccezione di “ContrariaMente” la moda estiva di Vittorio Camaiani

E’ una donna onirica quella che propone Vittorio Camaiani nella collezione “ContrariaMente” P/E 2016, andata in scena il 30 gennaio a Roma a Palazzo Cerere, nel quartiere San Lorenzo, sede  della Kermesse AltaRoma 2016. Lo stilista marchigiano con “ContrariaMente” traendo ispirazione dall’universo surrealista di Salvatore Dali,  propone una donna raffinata, fuori dagli schemi, che gioca con forme e volumi. In questa sua nuova visione della moda estiva, i pezzi classici del capo, come colletti e polsi vengono inseriti dove non siamo abituati a vederli,  per una donna anticonformista ma molto raffinata. Tessuti che non toccano la silhouette, volumi sospesi che donano al corpo una leggerezza singolare, con la collezione “ContrariaMente” Vittorio Camaiani ha rivolto la sua attenzione ad una dimensione interiore del femminile. Madrina d’eccezione di “ContrariaMente” Marina Ripa Di Meana, da sempre icona “del contrario” con la sua ironica lettura del femminile. Esempi della destrutturazione operata da Camaiani in “ContrariaMente”:  la classica camicia bianca “perde” il collo, che viene spostato sulle maniche; il pantalone di uno smoking viene costruito come se fosse la manica di una camicia; un abito che potrebbe indossare una sposa viene ricamato nel décolleté con colli e polsi rubati alle camicie, come fosse un macramè impreziosito da cristalli e swarovski. Ricercatissimi  i tessuti usati: come chiffon, doppi di raso, organze, duchesse, lini, juta, seta, e i colori spaziano per la mattina dal blu ming, al giallo limone, al rosso fragola, al verde foglia legandosi al bianco, grigio e nero. Arrivando al cocktail troviamo righe su righe in un’alternanza di chiffon, gazar e lino che si incontrano in un bianco e nero di grande suggestione; per la sera infine il bianco si sposa con la tonalità cognac. Complimenti a Vittorio Camaiani che con il suo sogno surrealista ci ha regalato una collezione fresca e  fuori dagli schemi.

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Marina Corazziari illumina con i suoi gioielli lo Stadio Di Domiziano

Marina Corazziari ha festeggiato con successo i suoi trent’anni di attività, il 28 gennaio a Roma, nel Calendario di AltaRoma, Sezione “In Town”. Belle, davvero belle le sue creazioni, ispirate ad una Roma Barocca, che continua ad incantare il pubblico femminile di ieri e di oggi. Anna Fendi, ospite d’onore del vernissage di Marina Corazziari, è stata lei ad inaugurare la suggestiva mostra, nei recuperati spazi dello Stadio di Domiziano a Piazza Navona. Dopo il taglio del nastro, molte interviste e foto per celebrare l’inizio dell’evento. Le creazioni della talentuosa Marina Corazziari sono state indossate da eteree modelle che hanno sfilato sul red carpet tra i flash dei fotografi. Gli ospiti hanno potuto ammirare, tra retaggi del passato, installazioni d’arte e tableau vivant, le creazioni più esclusive e significative realizzate durante la carriera di Marina. Un tributo prestigioso, ideato per rendere omaggio ai suoi trent’anni di attività. A catturare l’attenzione e i sogni di giornalisti, fahion blogger e ospiti d’onore intere parure di gioielli, realizzate con ambre, perle, giade, corniole, ametiste, madreperle, coralli, topazi e acquemarine, incastonate in lastre d’argento e d’oro, rigorosamente lavorate a mano.
Lo stile eclettico e mediterraneo di Marina Corazziari che fonde il neo-etnico con il liberty, il barocco con il post-industriale, si è contrapposto alle grandi installazioni d’arte “Camouflage” in stile “Pop” di Guido Corazziari, precursore della Video Art e Fondatore di “Art Tapes ‘22”. Il testo “E Duplice il Sogno” della scrittrice Fiammetta Jori, ha deliziato gli intervenuti cadenzando i tempi del vernissage. Partner dell’evento i Pregiati Vini della Cantina Feudo Luparello. Shooting fotografico a cura di Carlo Tosti. Un bel inizio per il Calendario di AltaRoma e per tutti gli appassionati dei gioielli.2 Corazziari

“La Partigiana” a teatro per la giornata della Memoria

Data unica a Roma al Teatro Lo Spazio per ” La Partigiana” il 27 gennaio 2016, ma una data speciale la giornata della memoria. Un monologo pluripremiato,  intenso portato in scena da una talentuosa Melania Fiore da sola si, ma con una tale carica ed energia da non far mancare nulla al racconto. Troppo scarna invece la scenografia, un tavolo coperto da un tessuto rosso dietro al quale la protagonista scompare x rari momenti. Bella la storia di Lina, che da giovane ragazza spensierata decide di passare alla Resistenza ed aiutare con la bicicletta la circolazione di informazioni pericolose. Interessante il racconto di una Roma oppressa dal regime fascista, dove vive questa ragazza ribelle che pare avere le ali ai piedi. Lei ragazzina di 17 anni, del quartiere romano Testaccio chiude gli occhi e sogna. Sogna di percorrere una strada infinita senza ostacoli. Sogna di stringere tra le braccia il suo uomo e il loro bambino e di correre con loro, in bicicletta, nel vento. Improvvisamente lo vede davvero. Lui è lì davanti a lei, in quell’attimo preciso che è diventato eterno. Si è portata dietro quello scrigno di segreti e di sogni che non ha mai realizzato, un mondo magico e reale insieme. Una storia di libertà, che  dobbiamo ricordare oggi nella giornata della Memoria,  per evitare che l’ orrore della guerra, dell’ olocausto, dell’ eliminazione del diverso, possa ripetersi!

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“Truculentus” Plauto e Zingaro al teatro Arcobaleno

Si può sfidare il destino? Si può cercare di cambiare il finale di una vita? Se lo chiede il pubblico e anche il regista Vincenzo Zingaro nell’adattamento in scena al teatro Arcobaleno, http://www.teatroarcobaleno.it, “Truculentus” di un grande classico come Plauto. Bella la scenografia ed interessante l’adattamento che il regista ha voluto ambientare storicamente negli anni ’30, tra gerachi, podesta’ e le prostitute di un bordello, una umanità rozza e volgarotta, come il personaggio che da il titolo alla commedia stessa Truculentus, uno zoticone anche un po misogino che cederà come tutti gli altri alle lusinghe di una meretrice. Pur considerato da Plauto uno dei suoi capolavori, il “Truculentus” è stato raramente rappresentato. La storia narra di una bellissima prostituta che abilmente tiene in pugno le sorti di tutti gli uomini che ruotano intorno alla sua casa: tipici caratteri della comicità plautina, che gareggiano fra loro per acquisire i favori della donna. L’originale riscrittura di Vincenzo Zingaro trasferisce la vicenda in Sicilia, dando vita ad un affresco storico di grande impatto emotivo. Presentato dalla Compagnia Castalia con un cast talentuoso con Annalena Lombardi, Piero Sarpa, Rocco Militano, Fabrizio Passerini, Ugo Cardinali, Laura De Angelis, Giovanni Ribò, Mario Piana, le musiche sono di Giovanni Zappalorto, i costumi di Emiliana Di Rubbo, le scene di Scene Emilio Ortu Lieto e il Disegno luci di Giovanna Venzi.
Abbiamo chiesto al regista Vincenzo Zingaro: Da dove viene il titolo di questa opera?
L’appellativo Truculentus, che dà il nome all’ opera, sul quale i critici hanno tanto dibattuto, perché ispirato immotivatamente a un personaggio secondario, trova in questa direzione il suo senso se lo consideriamo come definizione di un destino capace di imporci una condizione avvilente, in grado di mortificare la nostra esistenza, a cui è difficile ribellarsi”. Le donne hanno in questa opera un ruolo predominante, assolutamente insolito per l’epoca?

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Nel Truculentus, il mondo femminile sembra fagocitare il maschile, trascinandolo in una deriva dei sensi, in una ‘battaglia dei sessi’ che non lascia scampo. Nel 189 a. C. , anno in cui è datata la commedia plautina, Roma è attraversata da grandi cambiamenti, il cui filo rosso è rintracciabile nella guerra. Da questo deriva la condizione di maggiore autonomia e indipendenza in cui la donna venne a trovarsi, a causa delle nuove norme successorie e dei patrimoni acquisiti in seguito alla perdita del marito o del padre, caduti in battaglia. Da questo tessuto sociale nasce in Plauto l’ispirazione del personaggio di Prhonesium, la bellissima e astuta meretrice, protagonista della commedia, che tiene in pugno le sorti di tutti gli uomini che ruotano intorno alla sua casa. Scopriamo allora che il mondo di Plauto, con i suoi personaggi, fino ad ora considerati delle maschere, assume un sapore più vero, che ha stimolato la mia fantasia a trasferire la vicenda in un contesto e in un periodo storico più vicino a noi, a dimostrazione di quanto i caratteri del teatro latino abbiano un radicato fondamento nella vita del nostro Paese“. Si tratta di un evento realizzato da un regista Vincenzo Zingaro e da una Compagnia tra i più rinomati nell’allestimento di Commedie classiche, promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, con il Patrocinio dell’l’Università di Roma “LA SAPIENZA”. Lo spettacolo costituisce un’ulteriore tappa nell’importante percorso di rilettura della commedia classica che Vincenzo Zingaro porta avanti da oltre 20 anni, con grande successo, presso il Teatro Arcobaleno (Centro Stabile del Classico) e nell’ambito di prestigiosi Festival (OSTIA ANTICA, TAORMINA, PAESTUM, POMPEI, TEATRI DI PIETRA, e FERENTO).